
Autore: Claudia Cappelli
| 31 Ottobre, 2024
Ogni bambino, nel corso del suo sviluppo, impara a gestire le proprie esperienze. Apprende in modo graduale concetti, pensieri, emozioni e in tal modo è in grado di valutare ciò che succede dentro e intorno a sé, di attribuirgli un significato e di elaborare strategie per fronteggiare le situazioni, acquisendo un senso di autostima e sicurezza.
Perché tutto questo avvenga è necessario che ci sia una certa stabilità nell’ambiente e negli affetti che fanno parte della sua vita e che le figure di riferimento primarie siano in grado di offrirgli la protezione e le cure di cui necessita. Se questo non si verifica può accadere che il bambino sperimenta sensazioni di angoscia ingestibile. Per aiutare il bambino a superare la condizione di angoscia e spavento è necessario fornirgli affetto, cura e fare in modo che sviluppi la capacità di interpretare e di rispondere appropriatamente alle situazioni e agli stimoli.
Nel fare esperienza del trauma, il bambino può vedere minato il suo senso di sicurezza e la prevedibilità del presente e del futuro. Il raggiungimento di obiettivi o tappe fondamentali dello sviluppo possono esser così compromessi, con un conseguente danno a elementi costitutivi del funzionamento psicologico : senso di autoefficacia, autostima, capacità di regolare le emozioni e il mondo delle relazioni interpersonali.
Lo stress, che può far seguito all’esperienza traumatica, spesso porta a sviluppare disturbi come PTDS (Post Traumatico da Stress). Questa diagnosi sembra applicarsi meglio a situazioni caratterizzate da eventi traumatici isolati e circoscritti che hanno come conseguenza reazioni condizionate e distinte e risposte biologicamente determinate agli stimoli mediate dal sistema dorso vagale e ortosimpatico.
Volendo porre attenzione sulla teoria dell’attaccamento possiamo notare come l’essenza del trauma psicologico è la perdita di fiducia nell’ordine e continuità della vita, e, tale perdita, si verifica quando si perde il senso di aver un posto sicuro nel quale rifugiarsi.
E se le esperienze traumatiche fossero multiple? Lì ci troveremo di fronte al “trauma complesso”, termine usato per descrivere l’esposizione ad esperienze traumatiche multiple, croniche e prolungate nel tempo, avvenute nella prima infanzia.
L’esposizione a tali esperienze ha luogo spesso all’interno del sistema di cura del bambino e comprendono trascuratezza fisica, emotiva e educazionale, così come il maltrattamento.
Gli effetti del trauma complesso sono pervasivi dello sviluppo della mente e del cervello, interferiscono con lo sviluppo neurobiologico e con la capacità di integrare informazioni sensoriali, emozionali e cognitive in maniera coerente.
In aggiunta, i bambini con trauma complesso, sviluppano una visione del mondo che incorpora le loro esperienze di tradimento e dolore (Van der Kolk 2005a).
L’idea profondamente radicata, è di non poter ricevere cura e protezione e questo fa sì che organizzino le loro relazioni intorno all’attesa di essere nuovamente abbandonati o diventare le vittime di un altro trauma. Questo fenomeno è espresso con comportamenti di eccessivo attaccamento e sottomissione o, al contrario, tramite un atteggiamento provocatorio/oppositivo o di sfiducia. La disregolazione aumenta il rischio di sviluppare un’ampia gamma di patologie, accomunate da un deficit di regolazione delle emozioni e dell’integrazione, come : disturbi dell’umore, disturbi dissociativi, comportamenti autolesionistici, disturbi dell’alimentazione, abuso di sostanze, disturbi di personalità (in particolare borderline).
Dunque è importante sostenere il bambino nell’elaborare le proprie memorie traumatiche non integrate, aiutandolo ad attribuire un significato alle sue esperienze e agli effetti che hanno avuto sulle sue sensazioni, sui suoi comportamenti e sul suo modo di stabilire le relazioni.
Effetti del trauma sulla salute fisica
Come detto finora le esperienze infantili negative possono avere serie ripercussioni sull’individuo, non solo sulla salute psichica ma abbiamo prova di quanto tali esperienze possano condizionare la salute fisica.
Questo è stato dimostrato da uno studio condotto dal Dipartimento Medicina Preventiva del Kaiser Permanent di San Diego, in California. Tale studio ha dimostrato la correlazione tra l’esser stati esposti durante l’infanzia ad abuso(emotivo, fisico o sessuale) oppure a situazioni familiari disfunzionali oppure ad abbandono fisico o emotivo e lo sviluppo durante l’età adulta, di malattie (come il cancro , depressione o cefalea cronica) e di comportamenti a rischio (abuso di sostanze o suicidio) (Felitti et al. 1998).
Ma in che modo ciò accade? Questo fenomeno appare spiegato dal fatto che periodi prolungati di stress stimolano il nostro sistema ortosimpatico e fanno aumentare il livello di cortisolo nel sangue che va a inibire il sistema immunitario rendendoci più vulnerabili alle malattie. Inoltre, il cortisolo determina un aumento di quelle sostanze che favoriscono l’infiammazione e che sono responsabili di alterazioni del sistema circolatorio. Cole, immunologo e oncologo del Campus di Los Angeles, ha chiamato in una ricerca “risposta trascrizionale conservata alle avversità” il profilo epigenetico che, attraverso due tipi di cellule immunitarie, a causa delle avversità sociali, strutturano una risposta stabile di tipo infiammatorio che può attivarsi nello sviluppo e nella crescita dell’individuo, se sollecitata da condizioni stressanti. Secondo queste ricerche, i fattori di rischio maggiormente coinvolti nella trascrizione genica infiammatoria sono esperienze ripetute e costanti di isolamento sociale, di sconfitta sociale, di lutto complicato e condizioni di malattie gravi e invalidanti.
Effetti del trauma sul cervello
Le aree cerebrali suscettibili a traumi precoci presentano le seguenti caratteristiche: un lungo tempo di maturazione, un’alta densità di recettori come il cortisolo e un certo grado di neurogenesi post natale.
Vediamo come alcune aree cambiano a seconda dell’esposizione o meno ad eventi traumatici.
- Ippocampo: Ha un ruolo fondamentale nella memoria episodica ed è coinvolto nell’insorgenza di stati dissociativi, ansia generalizzata e disturbo di panico, inoltre fa parte del sistema dell’inibizione di comportamenti inappropriati al contesto. I traumi precoci impediscono la sovrapproduzione di sinapsi (tipica del periodo post natale)ma non il pruning , con la conseguenza che si crea un deficit permanente di ramificazioni dendritiche che comporta la difficoltà di memoria che si osserva nelle persone traumatizzate. Alterazioni nello sviluppo dell’ippocampo possono predisporre ai sintomi amnesici, dissociativi, ansiosi e disinibiti del disturbo da stress post traumatico (Gray 1983, Teicher 1988, Sapolsky et al. 1990, Desgranges et al. 1998, Gould e Tanapat 1999, Sanchez et al. 2000).
- Amigdala: Questa struttura ha un ruolo fondamentale nel condizionamento alla paura e nel controllo di comportamenti aggressivi, orali e sessuali. Inoltre è coinvolta nella memoria emotiva, nell’apprendimento di pattern motori e nell’innesco delle risposte di attacco e fuga. Teicher ipotizzò che gli effetti dello stress sulle strutture limbiche possano produrre sintomi come brevi allucinazioni, distorsioni percettive e automatismi motori, anche in assenza di crisi clinicamente evidenti . Inoltre ha riscontrato come bambini con storie di abuso, avevano un’incidenza maggiore di anomalie all’elettroencefalogramma nelle regioni fronto temporali, soprattutto nell’emisfero sinistro.
Dunque, un’attivazione eccessiva di tale struttura potrebbe svolgere una funzione cruciale nello sviluppo del Disturbo da stress post traumatico (PTDS) e della depressione maggiore. - Corteccia cerebrale: Lo stress precoce influenza lo sviluppo corticale, la lateralizzazione cerebrale e la maturazione della corteccia pre frontale. Quest’area (PFC) ha l’ontogenesi più lunga, tanto che la mielinizzazione si svolge soprattutto tra adolescenza e la terza decade. La PFC esercita effetti inibitori sulle regioni sottocorticali, limita la loro risposta allo stress ed esercita un controllo inibitorio sull’asse ipotalamo – ipofisi – surrene. Si ipotizza che lo stress precoce attivi lo sviluppo di quest’area corticale, producendo la sua maturazione precoce ma alterandone le funzioni.
In conclusione, se un individuo nasce in un ambiente ostile, il neglet e altri maltrattamenti possono favorire una cascata di risposte allo stress che organizzano il cervello a sviluppare una traiettoria di sviluppo adattiva per il successo e la sopravvivenza e lo preparano a mobilitare risposte di attacco / fuga o a reagire aggressivamente alle sfide. Questo percorso oltre ad essere più dispendioso, è associato a un rischio maggiore di sviluppare disturbi medici o psichiatrici ed è disadattivo in un ambiente più favorevole.
Bibliografia
Cole S. W. Human social genomics, 2014
Felliti V. J., anda R.F.,Nordenberg D., Williamson D.F.,Spitz A. M., Edwards V., Koss M.P., Marks J.S., Relationship of childhood abuse and household dysfunction to many of the leading causes ofdeath in adults. 1998
Teicher M. H., Andersen S.L., Dumont N.L., Ito Y, Glod C.A., Vaituzis C., Giedd J. N. Childhood neglet attenuates development of the corpus callosum. Soc Neurosci Abstr 26.
Teicher M.H., Ito Y., Glod C.A., Schiffer F., Gelbard H. A. 1996, Neurophysiological mechanisms of stress response in children.
Van Der Kolk B. 2005, Child abuse & victimization. Psychiatric Annals